Heineken acquisisce la micro birreria Hibu

L’azienda agricola Hibu, nata nel 2007, è diventata rapidamente famosa, sia per la produzione di birre di ottima qualità sia per la coltivazione diretta del malto. L’azienda possiede circa 40 ettari di terreno, dislocati fra Basilicata e Lombardia, e negli anni ha cercato di portare avanti progetti che riguardano la produzione del malto a Km zero; infatti, oltre al già citato malto, l’azienda produce in via sperimentale luppoli.

Di recente il micro-birrificio ha ufficializzato la cessione del 100% delle sue quote aziendali a Dibevit, una società del gruppo Heineken dedicata alla distribuzione di birre premium e speciali; Hibu rimarrà comunque autonoma nella gestione delle attività.

HIBU

Si può parlare di un fenomeno preoccupante?

L’acquisizione di piccole o medie imprese appartenenti al settore delle birre artigianali, all’interno nostro territorio, non è una novità; già nel 2016 un altro marchio, Birra del Borgo, è stato assorbito da un colosso mondiale AB Inbev. La stessa “sorte” è toccata, nel 2017, a Birradamare e al Birrificio del Ducato. Ciò che preoccupa gli esperti nel settore è la perdita di piccole imprese, tutelate dalla legge, che perdono la loro identità per passare sotto la sfera d’influenza di grandi colossi nel settore. In realtà il fenomeno non può ancora definirsi preoccupante, visto che al momento solo quattro micro-birrifici su mille, presenti sul territorio italiano, sono stati assorbiti da aziende leader nel settore. La stessa cosa non si può affermare se si parla di nazioni come Stati Uniti, Regno Unito e Olanda dove il fenomeno è molto più esteso e desta maggiori preoccupazioni.

Prima di parlare di “fenomeni preoccupanti” bisogna sottolineare che, molto spesso, le acquisizioni sono determinate da problemi finanziari delle piccole imprese, visto e considerato che nella stragrande maggioranza dei casi ci troviamo di fronte a start up di recente fondazione che dispongono di capitali limitati. Di sicuro, dal punto di vista economico, i vantaggi che ottengono cedendo le proprie quote sono superiori e garantiscono loro maggiore stabilità.

 

I vantaggi per Hibu

Ritorniamo all’azienda agricola Hibu che stava investendo sulla produzione autoctona dei luppoli:  dopo l’acquisizione il marchio disporrà dei fondi necessari per portare avanti questo progetto; ciò è confermato anche dallo stesso fondatore del marchio che, commentando l’acquisizione, ha dichiarato che tale scelta permetterà loro di crescere, mantenendo però la propria filosofia.   Senza considerare che l’aver ceduto le quote ad una società che si dedica prevalentemente della distribuzione di birre premium o speciali, comporta una maggiore diffusione del prodotto,  grazie alla rete di 400 distributori Ho.Re.Ca. che il marchio controlla.

I vantaggi non riguardano solo il marchio italiano; la Dibevit con l’acquisizione annovererà nel suo portfolio di birre produzioni prestigiose e ricercate.

 

Il futuro dei micro-birrifici

Parlare del futuro dei micro-birrifici in Italia è ancora prematuro; su una cosa siamo certi, il nostro Paese è stato uno dei primi, a livello europeo, ad investire su questa realtà grazie alla “Legge Quadro” che delinea la natura dei micro-birrifici e contemporaneamente tutela la produzione; al momento l’Italia dispone di tutte le carte per far proliferare piccole aziende che quasi sempre vantano una produzione eccellente. Probabilmente è proprio quest’ultimo fattore che attrae i colossi ad affacciarsi sul panorama italiano.